Il primo itinerario che vi proponiamo vi porterà alla scoperta di una Rossano (Calabria) poco conosciuta ma affascinante e piena di angoli da scoprire. Un itinerario mai percorso.
IL CENTRO STORICO DI ROSSANO
Un itinerario è un viaggio, un percorso, e come tale non dovrebbe mai fermarsi coi piedi, con lo sguardo o con l’ascolto a volte passivo di chi ci racconta questi luoghi. Affrontare questo cammino significa anche partecipare con tutti i nostri sensi, viverli nel significato più ampio del termine. Questa rubrica che nasce oggi vuole raccontare il centro storico di Rossano, quella che è l’attuale area urbana della città di Corigliano-Rossano, con un esercizio narrativo che deve necessariamente differire dal solito storytelling legato alle zone più note, ma deve interessare e coinvolgere la Rossano primigenia, quella che è iniziata da grotte scavate nella valle del Torrente Celadi e man mano si è evoluta nei secoli in quella che oggi è conosciuta come ex grecìa.
Si tratta della zona che va da Porta Rupa e coinvolge le altre Porte d’accesso alla città conosciute come Porta Melissa, Porta Pente e Porta Giudecca, in cui si è sviluppato il primo nucleo della città di Rossano.
ALLA SCOPERTA DEL PRIMO NUCLEO DELLA CITTà DI ROSSANO
Un percorso storico-turistico che prescindesse da queste antichi luoghi farebbe torto non solo al piacere della vista ma anche alla storia stessa della città. È proprio in questi quartieri che si trova la prima agorà della città, ad esempio, quella pizzetta S. Nico in cui leggenda vuole abbia avuto i natali S. Nilo; o sui bastioni che conducono a Porta Pente esiste ancora la chiesa di S. Anna conosciuta all’epoca come S. Nicola al Vallone e prima cattedrale di rito greco della città.
Ci sono tanti topos che narrano della Rossano bizantina, greca e medievale incastonati fra vicoli e piazze ad oggi sconosciute a molti.
È proprio fra queste vestigia che quest’itinerario si snoda alla scoperta e riscoperta della Rossano antica, quella più fortemente colpita dai terremoti che nel corso dei secoli hanno sconvolto non poco la conformazione cittadina tradita dall’incuria e dalla poca attenzione.
In questo primo percorso ideale non possiamo non partire dalla Chiesa di S. Domenico, edificata alla fine del XVII sec. sui ruderi di un antico palazzo appartenente alla ormai estinta famiglia dei Caponsacco. Una chiesa con annesso convento funzionante fino agli anni Settanta, che rappresenta anche l’emblema di un quartiere, quello detto appunto di S. Domenico, che si snoda fra a “Chiana e ri ros” e “U mur e foss” scendendo a lambire le confinanti chiese di S. Pietro e S. Biagio.
La scalinata principale della Chiesa conduce dall’antico portone ad una piccola piazza che alla sua sinistra si apre su un enorme rudere fatto di finestre cascanti, crepe nei muri, stanze vuote senza soffitto. Cos’è questo, direte voi? L’antichissimo Palazzo Amarelli, che alcuni storici fanno risalire al 1300 attualmente inagibile e in rovina, un tempo di proprietà di una delle più antiche famiglie di Rossano e fino agli anni Settanta sede dell’Azione Cattolica. Questo edificio sprigiona il fascino di un abbandono suggestivo, una mini ghost town nascosta in un centro storico tuttora abitato. Il portone principale di questo palazzo si apre su via Prigioni e sul cinquecentesco palazzo Adimari, sede fino agli anni novanta del carcere cittadino.
LE VECCHIE CASE DEL QUARTIERE
Ma non è questo il nostro itinerario, la nostra attenzione si focalizza sulla destra dove un piccolo vicolo con nicchie scavate nel “tufun”, la pietra calcarea su cui è stata edificata e scavata la città di Rossano, ci conduce in discesa fra le vecchie case del quartiere.
Qui fra l’acciottolato in cui spuntano ciuffi d’erba e vecchie signore che appendono origano e peperoncini su cadenti balconi giungiamo alla già menzionata piazzetta di S. Nico.
A detta degli storici è questa la prima vera piazza della città dove si svolgeva fino a qualche decennio fa il mercato. Fra queste viuzze dove un tempo il penetrante odore del baccalà si mescolava all’aroma di caffè e al soffritto classico che ogni massaia rossanese imparava a fare sin da bambina, ora sono rimasti in pochi ad aggirarsi e a riempire di vitalità il quartiere; a parte una tabaccheria non ci sono più negozi e botteghe mentre in passato la piazza ospitava artigiani, tessitori, venditori e ambulanti da cui acquistare i prodotti del territorio.
Spicca in questa piazza un’antica fontana la cui sommità si dice ricavata da una colonna proveniente da un ormai dimenticato tempio greco, e pochi passi più in là ci imbattiamo in quella che viene definita da sempre la casa di natia di S. Nilo, il santo rossanese fondatore dell’Abbazia di Grottaferrata. Suggestiva ogni anno la processione e la rievocazione storica dedicate al santo protettore dei forestieri che giunta all’altezza di questo edificio si ferma per rendere omaggio al luogo.
Mentre la statua del Santo si ferma col viso rivolto a quest’antica abitazione tutt’intorno scoppiano fuochi d’artificio offerti in devozione dagli abitanti del quartiere.
Un tuffo nel passato, quello che si prova sostando in questa piazza, un respirare aria di antica Grecia e di bizantinismo.
Elisabetta Salatino